Adania Shibli
Roma, 16 ottobre 2018, Nena News – È il momento della letteratura per la rassegna Femminile palestinese che ospita Adania Shibli, scrittrice considerata fra le voci più significative della letteratura contemporanea dei territori occupati. Nata nel 1974 nell’alta Galilea, in un villaggio interno al confine israeliano, oggi vive tra Berlino, Ramallah e Gerusalemme. Vincitrice di numerosi premi, attira l’attenzione di scrittori e critici palestinesi, tra cui Mahmud Darwish che la invita a pubblicare i suoi racconti sulla rivista al-karmil, da lui fondata a Beirut nel 1981, e ripubblicata a Ramallah dal 1996. Oltre all’attività di scrittrice, ha compiuto studi in comunicazione, giornalismo e regia cinematografica, lavora nel campo delle arti visive e collabora con importanti istituzioni culturali palestinesi come al-Hakawati Theater di Gerusalemme e il Sakakini Cultural Centre di Ramallah.
Adania Shibli, come altri scrittori della sua età, non ha vissuto personalmente la Nakba. Fa parte di una generazione che invece ha visto la prima e la seconda intifada, toccando da vicino i fallimenti degli accordi di Oslo, con il conseguente aumento di check point e la costruzione del muro. La sua produzione letteraria quindi prende ispirazione da un vissuto scandito dal quotidiano, in particolare dal quotidiano non esistere dei palestinesi: umiliazione, distruzione, morte, violazione di ogni diritto umano e civile, come la totale assenza di libertà. In uno dei suoi racconti spiega quanto la libertà esista solo nell’immaginario e sia lontana e irraggiungibile come le nuvole: “Ma le nuvole continuano a muoversi, una dietro l’altra, senza fine, e senza calore. Non importa quanto questo sentimento sembri innocente, ma arriva sempre il giorno in cui invidiamo il movimento leggero delle nuvole in cielo, e la libertà degli uccelli nello spostarsi da un luogo all’altro.” (Pallidi segni di quiete, a cura di M. Ruocco – Argo ed., 2014).
“Crescere in Palestina vuol dire essere sottoposti al tentativo di Israele di far scomparire i palestinesi”, racconta in un’intervista la Shibli, che oppone a questo l’affermazione di una identità culturale, a iniziare dalla lingua. Sebbene conosca perfettamente l’inglese e l’ebraico, Adania scrive in arabo dedicando una particolare attenzione all’aspetto linguistico, con una potenza narrativa essenziale e eidetica, spesso fatta di immagini. Con lei si delinea un nuovo modo, molto interessante, di fare letteratura. La descrizione dei piccoli gesti della vita quotidiana permette di entrare in punta di piedi, con leggerezza, in una intimità quasi sospesa, violata dal dolore profondo. Un dolore che Adania cerca di sedare, focalizzando l’attenzione sulle piccole cose di tutti i giorni, come se non esistesse la lacerazione della sofferenza, troppo assurda da accettare. Una sorta di indifferenza emotiva, come scrive Monica Ruocco nella sua introduzione al romanzo “Sensi” (Masàs) premiato nel 2001 dalla A. M. Qattan Foundation di Londra come migliore opera prima, da lei tradotto nel 2007 con Argo: “una indifferenza emotiva che per migliaia di individui è l’unico modo di difendersi dall’orrore”. Come cerca di difendersi dal dramma la ragazzina, protagonista del romanzo, che, durante il funerale del fratello, è preoccupata per tutto il tempo di coprire con la mano un buco sul ginocchio sinistro dei suoi pantaloni di velluto blu.
In italiano sono tradotti, oltre al romanzo Sensi (trad. di Monica Ruocco, Argo ed., 2007), anche la raccolta di racconti Pallidi segni di quiete (a cura di M. Ruocco – Argo ed., 2014), e pubblicazioni uscite su varie riviste letterarie. Le sue opere sono tradotte anche in inglese, francese, ebraico.
Adania Shibli è a Napoli, ospite della rassegna Femminile palestinese. Il 23 ottobre 2018, alle 16,30 presso la sala conferenze di Palazzo Du Mesnil, (via Chiatamone 61) con lei dialoga Monica Ruocco, docente di lingua e letteratura araba dell’Università degli studi di Napoli “l’Orientale” – dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo. Inoltre il giorno dopo, il 24 ottobre, alle 18,00, presso la libreria Tamu (via Santa Chiara 10), la Shibli incontra la scrittrice Selma Dabbagh, in un confronto letterario, moderato da Monica Ruocco. La Dabbagh è autrice di Fuori da Gaza, (trad di B. Benini – Il Sirente ed., 2017), suo primo e acclamato romanzo, “Gardian Book of the year” nel 2012 e tradotto anche in francese e arabo. Nata a Dundee, in Scozia nel 1970, è una scrittrice britannica, di madre inglese e padre palestinese originario di Jaffa. Ha vissuto in Arabia Saudita, Kuwait, Francia e Bahrein e ha lavorato come avvocato per i diritti umani a Gerusalemme, Il Cairo e Londra.
La rassegna, quest’anno alla quinta edizione, è promossa e sostenuta dal Centro di Produzione Teatrale Casa del Contemporaneo, in partenariato con Regione Campania, Università degli studi di Napoli l’Orientale, Accademia di Belle Arti di Napoli, Università degli studi di Salerno, Comune di Salerno, Fondazione Salerno Contemporanea, Comunità palestinese Campania, Nena News Agency. La programmazione prosegue nel 2019, fra gennaio e marzo, qui di seguito alcuni degli appuntamenti:
Comunica la Palestina: una narrazione diversa, in collaborazione con il Corso di Design della Comunicazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, il progetto coinvolge 15 designer della comunicazione italiani per la creazione di poster con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso una narrazione diversa da quella dominante. I vari lavori a gennaio saranno oggetto di una mostra, di un catalogo e di una tavola rotonda sul tema della comunicazione sociale e sull’importanza di coniugare l’arte all’impegno politico e sociale.
A marzo, per la prima volta in Italia, il concerto con la band siriano-palestinese Hawa Dafi, presso il teatro Ghirelli di Salerno. Dalle Alture del Golan, il gruppo ha sviluppato un’identità musicale unica fondendo strumentazione araba, jazz, rock energico, reggae e musica gitana. È previsto poi un incontro con gli studenti del corso di laurea di letteratura araba in Università Orientale a Napoli e infine una jam-session a Napoli.
Invece “Cinema, hummus e falafel” è il momento dedicato al cinema e al cibo palestinese: “Fra cielo e terra” di Sahera Dirbas, “Farid” di Ashraf Shakah, “The fading Valley” di Irit Gal saranno proiettati presso il teatro Ghirelli di Salerno accompagnati da hummus e falafel.
E poi reading (Voci di scrittori arabi di ieri e di oggi curato da Isabella Camera D’Afflitto, Bompiani – 2017), presentazioni di libri (di Chiara Cruciati e Michele Giorgio, Israele, mito e realtà – ed. Alegre, 2018) e spettacoli teatrali completeranno la programmazione. Nena News